«Heine risorge»
La (nuova) fortuna del Libro dei Canti dopo il 1945
DOI:
https://doi.org/10.13135/2975-0873/12907Parole chiave:
Heinrich Heine, Vittorio Santoli, Amalia Vago, Ferruccio Amoroso, Einaudi, translated literature, poetry, Italian literary fieldAbstract
L’articolo si pone l’obiettivo di indagare la ricezione di Heinrich Heine nel secondo dopoguerra in Italia partendo dallo studio dei paratesti di varie edizioni heiniane. Una particolare attenzione è riservata alla ricerca dei motivi che spingono Einaudi a ripubblicare nel 1962 il Buch der Lieder (1827), nonostante Ferruccio Amoroso lo avesse ritradotto soltanto dieci anni prima per Ricciardi. Dall’analisi emerge un consistente sforzo da parte del prefatore Vittorio Santoli di ‘marcare’ l’edizione in una prospettiva in linea con i desiderata politici e letterari einaudiani, senza considerare tuttavia il contrasto con l’effettiva resa dei versi da parte della traduttrice Amalia Vago. Se ne desume un’immagine del poeta frammentata e volubile che rispecchia un dibattito critico apparentemente inesauribile, non dissimile nei suoi contenuti da quello tedesco.
The article aims to investigate Heinrich Heine’s reception in Italy after the Second World War, focusing in particular on the study of the paratexts of several Heine’s editions. Particular attention is paid to the reasons that pushed Einaudi to republish the Buch der Lieder (1827) in 1962, despite the fact that Ferruccio Amoroso had retranslated it only ten years earlier for Ricciardi. The analysis shows a consistent effort by the preface writer Vittorio Santoli to ‘mark’ the edition in a perspective in line with Einaudi’s political and literary desiderata, but the contrast with the actual rendering of the verses by the translator Amalia Vago remains. The result is a fragmented and volatile image of the poet that reflects an apparently endless critical debate, not dissimilar in content to that in Germany.
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