Emilio Teza
DOI:
https://doi.org/10.13135/2975-0873/11121Parole chiave:
Emilio Teza, Translation theory, History of translation, Italy, PoetryAbstract
Alla formidabile, quasi leggendaria, erudizione linguistica di Emilio Teza (1831-1912) e alla sua parallela attività di traduttore si riferivano in toni spesso entusiastici già i contemporanei, qualcuno anche illustre, come Pio Rajna, Paolo Emilio Pavolini e Giosuè Carducci (Zorzi 1997, 7), sebbene la doppia veste di poliglotta e traduttore non sempre abbia giovato alla considerazione che la sua eminente figura di linguista e filologo, di docente e ‘scienziato’, avrebbe meritato. Ricca e variegata è anche la sua riflessione traduttologica, sia in merito alle traduzioni in italiano che a quelle in altre lingue, come accade con il ‘Guicciardini Castigliano’ (Due altre parole sul Guicciardini Castigliano, 1890), i canti serbi tradotti in greco (Dei canti serbi tradotti in greco da N. Tommaseo, 1891) e le poesie boeme in tedesco (Un libro di poesie boeme tradotte in tedesco, 1893), tutti testi che, oltretutto, rappresentano soltanto una parte, un minuscolo campione, seppur significativo, della sua vastissima produzione traduttiva e saggistica.