Quando saper leggere un tracciato ECG fa la differenza: studio osservazionale sulle competenze infermieristiche.

Abstract

INTRODUZIONE

La figura infermieristica sta diventando sempre più importante nella sanità pubblica e privata, attraverso la responsabilità che assume a seconda delle pratiche che compie. Una di queste è l’interpretazione dell’elettrocardiogramma (ECG), che oltre alla sua corretta esecuzione, può prevenire eventi avversi o addirittura fatali per i pazienti a rischio.

OBIETTIVO

Indagare la conoscenza riguardo l’ECG da parte del personale infermieristico.

MATERIALI E METODI

È stato condotto uno studio osservazionale trasversale con campionamento social attraverso la somministrazione di un questionario online. 308 risposte sono pervenute.

RISULTATI

Il 98,1% del campione reputa importante avere conoscenze nell’ambito dell’interpretazione dell’ECG, ma solo il 15,2% possiede un master in formazione cardiologica o di area critica e d’urgenza ed il 38,3% dei partecipanti non ha mai partecipato ad eventi formativi inerenti all’ECG. L’84% dei quesiti sono stati risposti in maniera corretta. I tracciati che hanno ottenuto il numero più basso di risposte corrette sono stati quelli corrispondenti all’onda Q patologica (30,5% corrette) e alla Tachicardia atriale (15,3%). I quesiti con la percentuale di risposta corretta più alta, invece, sono stati rispettivamente l’ordine delle onde principali che compaiono nell’ECG (94,2%) e la fibrillazione ventricolare (84,7%).

CONCLUSIONI

Nonostante la disciplina “Cardiologia” sia uno degli insegnamenti presenti sin dagli arbori della formazione infermieristica dapprima nelle scuole regionali ed ora nei corsi di laurea triennale, un ulteriore approfondimento sia teorico che pratico potrebbe portare ad un miglioramento delle competenze infermieristiche riguardo l’interpretazione dell’ECG.