L’algoritmo del paesaggio. Selfie e sprezzatura del reale
DOI:
https://doi.org/10.13135/2385-1945/4276Abstract
Mettere insieme nella stessa frase le parole |algoritmo| e |paesaggio| può risultare di primo acchito un po’ spiazzante per l’innata distanza che siamo soliti riconoscere, direi quasi istintivamente, tra questi due termini. Laddove |paesaggio| evoca l’ambito dell’esperienza sensibile, dello sguardo geografico-estetico sul mondo, del “bello” (naturale o meno) e della Stimmung, |algoritmo| indica invece uno schema o procedimento matematico di calcolo e più recentemente in campo informatico una sequenza finita di istruzioni che permettono l’esecuzione di un programma da parte di un computer. Parlare di “algoritmo del paesaggio” suona quindi straniante per la manifesta inconciliabilità dei campi semantici coperti da queste due parole: l’una rimandando alla soggettività e al sentimento, alla percezione e all’ambito dell’arte; l’altra alla calcolabilità, alla tecnologia e alla messa a punto di sistemi di software sempre più complessi.Downloads
How to Cite
Tanca, M. (2013). L’algoritmo del paesaggio. Selfie e sprezzatura del reale. Philosophy Kitchen - Journal of Contemporary Philosophy, 3. https://doi.org/10.13135/2385-1945/4276
Issue
Section
ALGORITMO, DIAGRAMMA, CONFIGURAZIONE, MAPPA. SGUARDI A CONFRONTO