N. 12 (2020): UN PRIMO RITRATTO DEL PEACEBUILDING ITALIANO
In Italia le riflessioni più immediatamente disponibili al pubblico in materia di pace, sicurezza e conflitto si limitano a sporadiche notizie di geopolitica o – peggio – si declinano in sterile propaganda politica, peraltro con riferimenti scarsi o nulli al tema del peacebuilding. Nel contesto nazionale, quest’ultimo sembra trovare un suo spazio solo nei discorsi “introspettivi” di accademici, specialisti e tecnici, rimanendo ai margini del discorso pubblico e del dibattito politico. Eppure, tanto la Costituzione italiana quanto la legislazione attualmente in vigore sulla cooperazione allo sviluppo riconoscono la promozione della pace e la prevenzione dei conflitti come obiettivi fondamentali e parte qualificante della politica estera italiana. Oltre al suo tradizionale impegno multilaterale, poi, l’Italia mantiene una solida presenza sul campo e ha un’esperienza consolidata in paesi fragili e in crisi attraverso le attività di una moltitudine di attori, governativi e non. Nei fatti, dunque, sembra esistere un “peacebuilding italiano”, seppur poco compreso e ancor meno valorizzato.
A fronte di queste considerazioni, questo numero di Human Security si propone di delineare i contorni degli sforzi italiani a sostegno della pace a partire dalla prospettiva di attori e mondi diversi, da quello dei think tank a quello istituzionale e diplomatico passando per quello delle organizzazioni non governative.
Il 2020 necessariamente richiederà all’Italia, così come a tutti i paesi colpiti dal COVID-19, un ripensamento generale delle priorità e lo sviluppo di una visione per il mondo post-pandemia. Se è vero che molto potrebbe cambiare nel prossimo futuro, è anche tristemente certo che i conflitti e l’insicurezza che oggi affliggono molte società non spariranno. La speranza è, quindi, che le riflessioni contenute in questo numero di Human Security possano offrire spunti utili per iniziare un ragionamento più ampio, inclusivo e sistematico sul peacebuilding “made in Italy”.
- Osservare il peacebuilding italiano con gli occhi dei suoi protagonisti
Lorraine Charbonnier, Stefano Ruzza - Sostenere il peacebuilding in un’Europa che cambia
Pauline Veron, Andrew Sherriff - Il peacebuilding italiano: opportunità, ostacoli e prospettive
Luisa Del Turco - Un nuovo peacebuilding italiano? Corpi Civili di Pace e post-conflitto in Colombia
Riccardo Toso - Una penna spuntata
Emanuele Russo - Peacebuilding: nascita e sviluppo in ambito onusiano. Il punto di vista di Mariangela Zappia, Rappresentante Permanente italiana presso le Nazioni Unite a New York
Mariangela Zappia - Il contributo italiano agli sforzi dell’OSCE nel sostenere la pace. Intervista a Mario Alberto Bartoli, Capo VI Ufficio (OSCE) della Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza presso il MAECI
Stefano Ruzza - Il peacebuilding italiano tra idee, pratica e percezioni. Riflessioni a partire da una conversazione con Francesco Talò, Rappresentante Permanente italiano presso la NATO a Bruxelles
Lorraine Charbonnier - Il futuro del peacebuilding e il ruolo dell’Italia
Valentina Bartolucci, Bernardo Venturi - Il peacebuilding italiano: un primo ritratto e due possibili sviluppi
Stefano Ruzza, Lorraine Charbonnier
Il PDF completo del numero è disponibile sul sito del Torino World Affairs Institute (T.wai).