Lineas umbrasque facere ausi sumus. Gellio, Calcidio e la traduzione di Platone
Abstract
L’articolo verte su due casi di traduzioni latine di Platone: un passo di Gellio relativo al Simposio; e il commento al Timeo di Calcidio. Nonostante la differenza di cultura e di intento che intercorrono tra i due autori, pare emergere un’analogia di fondo che concerne la natura della traduzione, la sua concettualizzazione: tradurre comporta riprodurre un modello; ma ogni riproduzione è, in quanto tale, difettiva rispetto al suo paradigma: per questo, la resa latina del greco platonico potrà aspirare, al più, a esserne un’adeguata, per quanto comunque inferiore, trasposizione. In altre parole, sembra applicarsi alla pratica traduttiva lo stesso dispositivo modello/copie che innerva la filosofia platonica; il retroterra platonico di Gellio e Calcidio pare quindi orientare il loro modo di concepire la traduzione dal greco in latino.
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