I nuovi volti di “Domus”

Un progetto grafico tra arte e fotografia

Abstract

Nel luglio del 1979 la direzione della storica rivista di architettura “Domus”, dopo la scomparsa del fondatore Gio Ponti, è affidata ad Alessandro Mendini. Tra le prime iniziative del nuovo direttore, architetto, designer e teorico, c’è la volontà di portare il periodico verso nuovi ambiti, collaterali rispetto all’architettura, aprendo alle diverse culture e dando sempre più spazio alle nuove ricerche formali. Tutto questo senza rinnegare un’identità legata alla cultura italiana del progetto e con l’obiettivo di eliminare eventuali gerarchie tra discipline quali il design, le arti visive, la moda. Per comunicare questo cambiamento radicale Mendini sceglie di rivolgersi a un collaboratore storico di “Domus”, Ettore Sottsass Jr., chiedendogli di pensare un nuovo progetto grafico per la rivista. Sottsass, reduce da un periodo di profondo ripensamento della sua pratica, ritrova così Mendini, con cui aveva condiviso percorsi attraverso le avanguardie, i media, i linguaggi e le discipline, come la mostra Italy: the new domestic landscape al MoMA di New York e l’esperienza di Studio Alchimia. Tra i collaboratori spicca poi Occhiomagico, alias di Giancarlo Maiocchi, che in quegli anni sperimenta in ambito multimediale, partendo da un ripensamento del linguaggio fotografico e contaminando esperienze surrealiste, metafisiche e psichedeliche. Affrontando gli archivi di Ettore Sottsass, e in particolare i fondi ad oggi ancora quasi totalmente inediti conservati presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, questo articolo si propone di indagare i materiali progettuali, per ricostruire e ricontestualizzare una vicenda fondamentale nella storia dei rapporti e degli scambi tra discipline e linguaggi nella cultura italiana del Novecento.