Elogio dell’intervallo

  • Laura Marcolini

Abstract

L'“intervallo” passa inosservato, è considerato uno spreco, un momento subordinato. Un passaggio forse necessario ma non particolarmente degno di attenzione, proprio perché è un luogo dove l'attenzione cade o l'impegno si allenta. Il suo status lo rende un luogo interessante da indagare. Un luogo dove accade qualcosa che cambia un continuum. Qualcosa di inaspettato o di nascosto, qualcosa che suscita cambiamenti senza un soggetto modificatore. L'intervallo è presente in numerosi fenomeni fisiologici di cui non ci accorgiamo (dall'ammiccamento alla respirazione). A volte, però, la adottiamo come strategia consapevole per migliorare una condizione, un processo. L'abbiamo sempre utilizzata per dare forma a storie per immagini, dai polittici, ai fumetti, alle fotografie, alle videoinstallazioni. Nella storia dello Studio Az-zurro, ad esempio, l'intervallo è cambiato nel tempo con lo sviluppo delle forme di messa in scena e con le mutazioni tecnologiche. All'inizio del XX secolo, alcuni autori come Aby Warburg, Dziga Vertov... hanno approfondito il concetto di intervallo diventando uno dei fulcri del proprio lavoro e delle proprie pratiche di ricerca e di riflessione sulle immagini.

Pubblicato
2023-12-23
Come citare
Marcolini, L. (2023). Elogio dell’intervallo. La Valle dell’Eden, (41-42), 179-189. https://doi.org/10.13135/1970-6391/10839