Spazi, tempi e armonie. L’identità russa nei suoni della sua poesia, con un esempio lermontoviano
DOI:
https://doi.org/10.13135/2384-8987/3128Keywords:
poesia russa, Lermontov,Abstract
Gli spazi, i tempi e le armonie rinviano non soltanto alla musica del verso russo, bensì anche alla sua peculiarità, data dalla commistione di tendenze artistiche, di elementi diversi e non di rado contraddittori, sorta nel succedersi delle epoche e negli immensi spazi dello Stato russo. La peculiare corrispondenza fra la parola poetica e l’armonia sonora si rivela in tutta la sua irriproducibile ricchezza che condanna ogni traduzione a un parziale fallimento. Il presente contributo si propone di tracciare, prendendo avvio dalle osservazioni di Roman Jakobson, un rapido excursus della storia della parola poetica russa, da un lato evidenziando il costante manifestarsi del conflitto armonioso fra canone e rivoluzione– che anima l’opera del poeta, talvolta addirittura una stessa poesia, generando trasformazioni intense e inattese che avvicinano epoche tra loro lontane: così la parola poetica di Aleksandr Puškin risuona nel verso di Anna Achmatova – dall’altro rilevando la riflessione sulla sostanza sonora del verso russo, sulla quale si soffermarono soprattutto i poeti russi del Novecento. Ma l’armoniosa corrispondenza fra il suono della parola poetica e la musica trova espressione nella romanza, solenne celebrazione dell’incontro fra l’opera dei grandi poeti e l’opera dei grandi compositori russi dell’Ottocento. Di questo fecondo incontro verrà ricordato, in particolare, l’esempio di Michail Lermontov.
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