Come cambia la memoria del teatro nell’era digitale?

Moltiplicare formati e produzioni senza perdersi…

Autori

  • Maia Giacobbe Borelli

DOI:

https://doi.org/10.4000/mimesis.301

Parole chiave:

archiviazione, performing arts, digitalizzazione, liveness

Abstract

Ci si soffermerà sull’accesso al documento audiovisivo, dall’emissione radiofonica di Antonin Artaud del 1947 ai nuovi media di oggi. L’era digitale sta trasformando gli studi teatrali e permettendo una nuova gestione dei documenti sulle Performing Arts: il modo di effettuare ricerche in archivi e biblioteche è completamente mutato. L’accento si sposta dalla conservazione dei materiali alla produzione di contenuto user generated. L’online moltiplica gli autori e i documenti disponibili, inoltre il prodotto audiovisivo modifica i suoi formati, è flessibile, interoperabile e modificabile. Tutta la modalità tradizionale di trasmissione del sapere teatrale in ambito accademico ne risulta trasformata e una nuova pedagogia dell’abbondanza dei dati e della scarsità delle risorse economiche va riconfigurata. L’abbondanza, oltre a essere un fattore positivo, pone delle problematiche che vanno risolte. Il percorso di rinnovamento degli studi non si può compiere che in un costante sforzo di critica e ridefinizione di concetti, problematiche, metodi, nodi e teorie che sembravano acquisite attraverso secoli di studi bibliografici e archivistici. Per non perdere in questa nuova abbondanza di dati la memoria di quello che è stato importante per la storia delle Performing Arts, in una sorta di amnesia bulimica, è sempre più necessario mantenere una gerarchia tra essi, come stabilire un mark condiviso dalla comunità degli studiosi. Il nuovo documento audiovisivo di Performing Arts richiede, per la sua archiviazione digitale, la presa in carico dei molti livelli di organizzazione della conoscenza che racchiude. Avviare la sperimentazione di nuovi tools utili per il riconoscimento digitale delle immagini e dei suoni, per la creazione e organizzazione di collezioni aperte e di aggregazioni autoriali, vuol dire prima di tutto sviluppare una semantica specifica per la descrizione e aggregazione del documento audiovisivo di Performing Arts che tenga conto degli studi della comunità teatrale. Che questo cambiamento sia portatore di libertà dipenderà da come saranno utilizzate le nuove opportunità offerte dal Web2.0, permettendo, con la conservazione della memoria teatrale, anche la diffusione dei valori fondanti del nostro millenario patrimonio culturale.

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Biografia autore

Maia Giacobbe Borelli

Ha ottenuto il dottorato in Tecnologie digitali per la ricerca sullo spettacolo e in Antropologia visuale nel 2008, cotutela tra Roma e Parigi. Specialista di Antonin Artaud e studiosa indipendente, ha lavorato come consulente a vari progetti di ricerca europei per: Sapienza Università di Roma, Ministero dei Beni Culturali, Rappresentanza in Italia della Commissione europea, agenzie di stampa radiofoniche e Media companies. Dal 2010 lavora con il Centro Teatro Ateneo per ECLAP, rete di Buone Pratiche per la creazione di una biblioteca digitale di Performing Arts. Dal 1984 al 1993 ha diretto The Tape Connection, società per la distribuzione di videoarte, curando e organizzando programmazioni video in Italia e all’estero. Principali pubblicazioni: Out of Order. Quel che resta del corpo nello spettacolo contemporaneo, a cura di, Bulzoni, Roma 2012; Il teatro e la Rete: dal corpo al “senza corpo” nella nuova scena digitale, in La scena tecnologica. Dal video in scena al teatro interattivo, a cura di Andrea Balzola, Dino Audino, Roma 2011; con Nicola Savarese Te@tri nella Rete, arti e tecniche dello spettacolo nell’era dei nuovi media, Carocci, Roma 2004.

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Pubblicato

2013-06-02

Come citare

Borelli, M. G. (2013). Come cambia la memoria del teatro nell’era digitale? Moltiplicare formati e produzioni senza perdersi…. Mimesis Journal, 2(1), 149–161. https://doi.org/10.4000/mimesis.301

Fascicolo

Sezione

Riflessioni e ricerche