«The play is full of echoes»

La vocazione registica di Samuel Beckett

Autori

DOI:

https://doi.org/10.4000/mimesis.2741

Abstract

L’attività di Samuel Beckett quale allestitore dei propri play ha ricevuto attenzione critica piuttosto tardi all’interno del settore composito degli studi beckettiani: se le prime messinscene firmate dall’autore risalgono alla seconda metà degli anni Sessanta, i contributi che le esaminano – escludendo le testimonianze dirette dei suoi assistenti, comparse a margine degli spettacoli stessi – non sono anteriori al decennio Ottanta. In generale, l’esperienza di uomo di teatro tende a essere considerata secondaria – quando non trascurabile – nell’itinerario artistico di Beckett, oscurata com’è dalla sua straordinariamente innovativa produzione drammatica. Un dato sembra tuttavia sfuggire, e cioè che, col procedere del suo iter creativo, pratica di scrittura e pratica di scena si avviano a diventare dimensioni sempre più interrelate, fino a giungere al momento in cui l’autore decide di prendere ufficialmente possesso della molteplicità di strumenti offerti dal palcoscenico e di attribuirsi il ruolo di regista di sé stesso. Attraverso lo scandaglio dei theatrical notebooks e dei revised texts, il contributo si propone di riflettere sui dispositivi progettuali messi a punto da Beckett nella fase di allestimento delle proprie opere teatrali. L’analisi di due produzioni firmate per lo Schiller Theater di Berlino – l’Endspiel del ’67 e il Warten auf Godot del ’75 – consentirà di rilevare le caratteristiche peculiari della pratica registica beckettiana, rigorosamente incentrata su una texture di figurazioni ritmiche che interconnettono gesto e movimento, spazio scenico e materia verbale.

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Biografia autore

Grazia D'Arienzo, Università degli Studi di Salerno

Grazia D’Arienzo è Ricercatrice Rtd-A presso l’Università degli Studi di Salerno. È stata visiting researcher presso la Universidad de Zaragoza. È autrice della monografia Renato Carpentieri. L’attore, il regista, il dramaturg (Liguori, 2018) e ha curato il volume Hypokritès Teatro Studio fra scena, performance e territorio (Delta 3, 2020). Il suo saggio Rimediazioni. L’eredità beckettiana nel teatro digitale (1995-2009) è risultato finalista al Premio “Opera Critica” 2021. Membro del Comitato redazionale di «Rifrazioni/Sinestesieonline», ha pubblicato articoli in riviste teatrali nazionali e internazionali. I suoi interessi di ricerca vertono sugli allestimenti delle opere di Samuel Beckett, sulle tangenze fra dispositivo scenico e tecnologia, e sul teatro napoletano dell’Ottocento.

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Pubblicato

2023-06-10

Come citare

D’Arienzo, G. (2023). «The play is full of echoes»: La vocazione registica di Samuel Beckett. Mimesis Journal, 12(1), 27–42. https://doi.org/10.4000/mimesis.2741

Fascicolo

Sezione

Saggi