A Theatre of Subtractive Extinction
Bene without Deleuze
DOI:
https://doi.org/10.4000/mimesis.236Abstract
Il presente saggio si pone due obiettivi principali: stabilire se il concetto di sottrazione come inteso da Deleuze sia appropriato per una comprensione del lavoro di Bene e problematizzare il modo in cui esso comporta parallelamente una politicizzazione del teatro beniano. Per Bene la sottrazione dovrebbe aspirare a quello che egli definisce uno “zero intestinale e viscerale”. Questa sottrazione verso l’inorganico – che chiameremo sottrazione verso l’estinzione – è secondo noi incompatibile con l’uso che fa Deleuze della sottrazione in “Un manifesto di meno”. Deleuze legge Bene attraverso una nozione vitalista di sottrazione, che intende raggiungere una “variazione intensiva degli affetti” come “un solo identico continuum”, escludendo qualunque negazione possibile. Questo tipo di sottrazione, dove ogni eliminazione e amputazione già da sempre scatena una proliferazione di “potenzialità del divenire”, senza l’intervento di nessun varco negativo, è tale da essere inapplicabile a Bene. Più specificamente, propongo di leggere il S.A.D.E. beniano come una caricatura della teleologia deleuziana della produzione vitalista e della politica solo apparentemente emancipatoria e anti-capitalista dell’invenzione sfrenata da essa evocata.