Vistilia, matrona, prostituta e infine bandita: libido feminarum o voce del dissenso nella Roma tiberiana?

Autori

  • Gaetano Arena Università degli Studi di Catania

DOI:

https://doi.org/10.13135/2039-4985/11730

Abstract

Secondo quanto riferisce Tacito (ann. II 85, 1-3), nel 19 d.C. una donna di nome Vistilia, nata da famiglia pretoria, aveva pubblicamente dichiarato al cospetto degli edili la propria attività di meretrix. Questo gesto eclatante non può essere banalmente ritenuto il segno di rivendicazione della propria libertà sessuale da parte di donne ansiose di concedersi, con numerosi partners, gli stessi svaghi ricercati dagli uomini con le prostitute e/o con donne libere in avventure extraconiugali (Pomeroy, Cantarella, Berrino), ma piuttosto deve essere considerato una manifestazione politica di dissenso nei confronti del regime e della violenza economica da esso perpetrata contro le donne. Vistilia incarna una fetta della popolazione femminile altolocata che intendeva agire in autotutela con il fine ultimo della salvaguardia del proprio patrimonio, nel caso in cui fosse piovuta, sulla malcapitata di turno, un’accusa – fondata o semplicemente strumentale – di adulterio, reato che la lex Iulia de adulteriis coercendis ascriveva esclusivamente al genere femminile e condannava con pesanti sanzioni, quali la relegatio in insulam e la confisca di un terzo dei beni (inclusa la dote).

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Pubblicato

2025-10-01

Fascicolo

Sezione

Saggi