Quae natura caduca est: Cicero and Lucretius on Ecological Change
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/9346Abstract
Pur partendo da una metafora comune di discendenza vegetale (caducus), Lucrezio e Cicerone offrono prospettive distinte sul cambiamento ecologico, cioè su come le specie, in particolare le piante e gli esseri umani, si sviluppano e si relazionano tra loro nel tempo. Soprattutto negli ultimi due libri del De rerum natura, Lucrezio tratteggia una narrazione della diminuzione della fertilità terrestre che blocca la riproduzione futura attraverso discendenze intraspecifiche. Al contrario, la scrittura ecologica di Cicerone nel De senectute e nell’ultimo libro del De finibus lascia aperta la possibilità di una fertilità interspecifica – che io chiamo “feralizzazione” – in grado di superare la comune caducità di piante e uomini. Per trarre una conclusione da questa divergenza, propongo un’analogia tra queste antiche prospettive sul futuro e gli orizzonti dei testi stessi, considerando la loro storia di ricezione a partire dalla nostra crisi di ecofertilità.
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