Campania ridens. Proposte per una geografia “epistolare”
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/9341Abstract
L’articolo si propone di indagare l’ambiente campano nell’epistolario di Cicerone. Si tratta di un ambiente che non è tanto presente in descrizioni di tipo paesaggistico in senso tradizionale, ma che si configura prima di tutto come un vero e proprio alter-ego geografico di Roma (una pusilla Roma, come chiama Cicerone l’ambiente della sua villa cumana) che riproduce le medesime dinamiche sociali e culturali dell’urbs. L’ambiente campano emerge in primo luogo da digressioni su “entità paesaggistiche” dal forte valore ideologico e politico (è il caso di Baia, vero e proprio argomento processuale in relazione a Clodio, oppure luogo ambiguo, legato a doppio filo a Cesare e ai Cesariani). In seconda battuta, si indaga sulla possibilità che per Cicerone esistesse un vero e proprio “spirito” campano, individuabile nelle epistole a destinatari campani. Si analizzano in particolare la personalità di Marco Mario e Papirio Peto, caratterizzate da tratti comuni quali l’epicureismo e un umorismo che, soprattutto nel caso di Peto, rimonta allo spirito faceto romano di un tempo.
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