Tracce di argomentazione nei frammenti oratorii di Simmaco
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/7268Abstract
Le orazioni di Quinto Aurelio Simmaco possono essere solo in parte esaminate seguendo i criteri dell’analisi retorica classica. Tale considerazione si fonda, in primis, sul carattere frammentario dei testi in esame, elemento che rende non immediata la loro interpretazione complessiva, anche per ragioni inerenti alle numerose problematiche che si manifestano in sede di ricostruzione testuale. Inoltre, conformemente a quanto accade molto frequentemente in epoca tardoantica, le orazioni in questione risentono dell’assottigliarsi delle differenze tra i generi. Infatti, tre degli otto discorsi sono panegirici (due dedicati a Valentiniano I e uno a Graziano) e, se è vero che a un primo sguardo sembrano rispettare le regole del genere, allo stesso tempo al loro interno si rilevano peculiarità che li rendono non del tutto assimilabili ai discorsi encomiastici presenti, rimanendo in ambito latino, nella silloge dei dodici panegirici attribuiti a diversi autori (non sempre identificabili) tra la fine del III e IV sec. Alla luce di queste premesse, si può capire come gli elogi degli imperatori composti da Simmaco, pur non avendo formalmente l’obbligo di persuadere un uditorio, possano contenere elementi tipici delle orazioni giudiziarie e deliberative. Non si tratta di un compito semplice, visto che l’encomio del princeps deve armonizzarsi con le posizioni ideologiche che l’aristocrazia senatoria pagana, profondamente legata a una visione nostalgicamente repubblicana, continua a sostenere, nonostante la progressiva perdita di peso all’interno dell’apparato statale romano. Diverse le strategie argomentative cui Simmaco fa ricorso: si va dalla consueta sententia all’exemplum, senza rinunciare all’amplificatio, secondo una linea prescrittiva che parte dai passaggi sul discorso epidittico presenti nella Retorica di Aristotele. Infine, al di là dell’aspetto prettamente tecnico, si può notare come la struttura dell’argomentazione simmachiana risenta della formazione eminentemente politica dell’oratore, da questo punto di vista, al di là di inevitabili e significative differenze, prosecutore di una visione autenticamente ciceroniana dell’oratoria.
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