Asconius on Cicero’s Son-in-law Lentulus, his Apprenticeship under Pupius Piso, and the De Othone
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/5945Abstract
Il presente articolo tratta tre argomenti distinti. Tutti e tre si riferiscono a Cicerone e a Q. Asconio Pediano, commentatore dell’Arpinate nel I d.C. Il contributo principale della prima e della seconda sezione consiste nell’identificazione di fonti di Asconio non rivelate o ipotizzate in precedenza. La prima parte rivela che i molteplici errori commessi da Asconio nel riportare le circostanze della morte di Tullia, figlia di Cicerone, nel 45 a.C. devono essere attribuiti a una fonte che ha frainteso un’epistula dell’Arpinate. Prima della pubblicazione, sembra che le lettere rivolte ad Attico fossero accessibili in un archivio privato e, in almeno una o probabilmente due occasioni, Asconio rivela che lo storico Fenestella venne tratto in inganno da lettere, che si possono identificare, di Cicerone ad Attico. Perciò, è plausibile che Fenestella fosse il canale tramite il quale il contenuto di un’altra missiva lasciò il suo segno in Asconio. Nella seconda sezione, si dimostra che Asconio fece verosimilmente affidamento sull’invettiva contro Cicerone che è giunta fino a noi sotto il nome di Sallustio – finendone fuorviato. Tale debito fornisce un precedente terminus post quem non per la circolazione di quell’opera pseudepigrafica. Nel medesimo tempo, dimostra che Asconio, come Quintiliano dopo di lui, quasi certamente accolse l’invettiva come un’opera autentica di Sallustio. Da ultimo, la terza parte contesta la communis opinio in base alla quale nel 63 la folla di un teatro, risentita per una legge del 67 che aveva conferito ai cavalieri il privilegio di occupare le prime quattordici file di posti, reagì in maniera ostile nei confronti dell’autore del provvedimento, il pretore L. Roscio Otone. Secondo il punto di vista prevalente, l’orazione ciceroniana De Othone, non più esistente, persuase la folla a mettere da parte la rabbia per essere stata esclusa dalle prime file. Questo articolo sostiene che l’esplosione di rabbia fu provocata, invece, dal ruolo che Otone ebbe in qualità di pretore urbano nel supervisionare i casi che implicavano il rimborso dei debiti che, nel 63, era divenuto un problema politicamente sentito.
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