Cicero on artes liberales. Merits and Problems
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/5504Abstract
L’espressione artes liberales coniata da Cicerone è stata accolta e recepita in molteplici modi da Seneca a Marziano Capella fino ai nostri giorni. Al centro c’è la richiesta di un’istruzione completa (in contrasto con una formazione di carattere strettamente tecnico), che ancor oggi viene avanzata in riferimento a Cicerone. Il che fa onore all’autore, sebbene non senza problemi. Liberalis non significa (come spesso viene tradotto) “libero”, bensì “degno di un uomo libero”, chiara distinzione dalle attività “sporche” volte al guadagno, espressione di una limitazione per la classe elitaria che a noi rimane estranea. Altre volte però Cicerone si riferisce alle stesse artes in modo generale, descrivendole semplicemente come “umane” (humanae). Esse sono ricercate per il loro stesso bene, come valori intrinseci, e non per qualche vantaggio (per es. il guadagno). In questo senso, gli attributi liberalis e humanus risultano spesso intercambiabili. Cicerone chiama arti liberali la geometria, la musica, la letteratura e la poesia, le scienze naturali, l’etica, la politica. Si tratta di un programma accettabile ancora oggi, anche se vi sono alcune lacune, come le arti visive e le lingue straniere, motivo per cui il programma dovrebbe essere integrato e modificato. Cicerone sottolinea più volte che tutte le arti liberali sono unite da un legame comune. Un’immagine che consente diverse interpretazioni. Per esempio, è vicina all’allegoria – mai menzionata da Cicerone – di un circolo di nobili arti, ma, anche se esistono diverse varianti e modifiche nella forma, nell’immagine e nel contenuto, le riflessioni ciceroniane sull’educazione ideale rimangono l’origine e il nucleo e dovrebbero essere tenute in considerazione anche nelle discussioni odierna sul tema dell’educazione.
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