Recitare il politico
Gli attori italiani contemporanei e la biografia della Repubblica
DOI:
https://doi.org/10.13135/1970-6391/11362Abstract
Il genere biografico è per gli attori una tentazione e una trappola. Incarnare, rievocare, reinventare figure celebri e discusse, con un bagaglio iconografico sconfinato, diventa per chi recita un campo di scelte tecnico-stilistiche particolarmente significative e rischiose. Come suggerisce Naremore (2012), il biopic è caratterizzato dalla compresenza di tecniche imitative e immedesimative, e pone continuamente in questione il confine tra ricostruzione, apologia e parodia, nel difficile equilibrio tra attesa filologica e creazione artistica. Nel contesto italiano, alcune figure di politici legati alla storia repubblicana hanno avuto una considerevole fortuna cinematografica. Il recente Esterno notte (Marco Bellocchio, 2022) e la personificazione di Aldo Moro di Fabrizio Gifuni offrono l’occasione per considerare da vicino le pratiche recitative che gli attori italiani hanno messo in campo laddove si siano trovati di fronte a figure imponenti, ingombranti e mediaticamente “consumate”, che complicano i rapporti di intertestualità tipici del genere anche in virtù delle precedenti interpretazioni - come nel caso di Moro, portato sullo schermo innanzitutto da Volonté, e poi da Herlitzka, Graziosi e Gifuni. Il caso di Moro, in particolare e, parallelamente, quelli di Andreotti, Berlusconi e Craxi sono occasioni per un ampliamento dello spettro entro cui un attore deve muoversi per dare corpo al personaggio biografato: i casi analizzati non contemplano solo la convergenza tra imitazione e personificazione, ma anche tecniche di straniamento (Jandelli 2013), un massiccio uso del trucco prostetico, una lettura del personaggio che si fa ambigua nell’oscillazione tra immagine pubblica (spazio della ricostruzione) e condotta privata (spazio dell’invenzione). Attraverso una dialettica forte con la regia, il lavoro dell’attore nel «biopolipics italiano» (Tagliani 2019) è diventato un campo di tensioni “politiche”: tra politica dell’autore e quella dell’attore, tra riconoscimenti ufficiali e parodie sempre in agguato. Il saggio indaga come la rilettura del passato mediata degli attori italiani – che implica il loro apporto in termini di tecnica, stile ma anche presenza corporea e persona divistica – aggiorna, non senza ambiguità, la
percezione delle figure più significative della storia italiana recente.
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