Il tappeto, la mappa, le voci nell’opera di Studio Azzurro da Coro a Il confine dei corpi

Abstract

“Il confine dei corpi” è una delle più recenti opere interattive di Studio Azzurro (2021): si tratta di un tappeto abitato da immagini sensibili al nostro passaggio, una superficie fisicamente calpestabile, dove alla mappa come sistema di traiettorie subentrano tracce argillose di corpi che faticosamente si trascinano, sensibilizzano il proprio “confine”, si fanno pelle e affondo di materia originaria, attraversati delle voci di un grande altoparlante che li sovrasta. Se ne rintracciano le radici (non solo iconografiche) in un precedente lavoro di Studio Azzurro, Coro (1995): uno dei loro primi ambienti sensibili, dove è già tematizzata in senso significante e socializzante questa relazione tra tessitura simbolica e immaginifica del tappeto, mappa possibile di corpi e identità in movimento, vocalità ambigua e polivalente.  

L’articolo intende proporre una possibile lettura di questi lavori, secondo le coordinate proprie dell’“algorithmic turn”, concentrandosi in particolare sulle dinamiche dell’interazione tra corpo e immagine. Qui il corpo non è solo quello raffigurato ed evocato, ma quello che agisce nella rete di relazioni che si dispiegano tra le immagini, le voci, i movimenti e la fisicità di presenza che materialmente le connette. Si intende ad esempio prendere in esame, nelle loro dinamiche creative ed esperienziali, la componente vocale dell’immagine, il delinearsi e dissolversi di mappe di orientamento, l’affondo nella materialità dell’esperienza che innesca un “affetto”. 

Pubblicato
2023-12-23
Come citare
Pola, F. (2023). Il tappeto, la mappa, le voci nell’opera di Studio Azzurro da Coro a Il confine dei corpi . La Valle dell’Eden, (41-42), 169-178. https://doi.org/10.13135/1970-6391/10838