Archaelogy of the postphotographic image

Photogrammetry, photometry, and the post-optical regime (in nineteenth century astronomy)

Autori

DOI:

https://doi.org/10.13135/1970-6391/10835

Abstract

Questo saggio si concentra su un aspetto chiave della fotografia contemporanea, o algoritmica: la sua autonomia rispetto alla visione umana. Questa caratteristica riguarda tanto il gesto fotografico, nei dispositivi più recenti sempre meno basato sul disciplinamento dell'occhio, quanto la natura stessa dell'immagine creata che, a causa degli algoritmi impiegati, non corrisponde più al percepito, all'istantaneo, al singolare. L'articolo traccia una possibile genealogia di questa versione apparentemente inedita della fotografia, ricostruendo il momento 196 astratti in cui la fotografia si svincola dall'atto del vedere. Ciò avviene nel contesto dell'astronomia di fine Ottocento, in cui una pratica già “digitale” della traccia ana-logica si afferma prima con la fotogrammetria e poi, grazie al lavoro delle donne “calcolatrici”, con la fotometria e la spettrometria. Il negativo della pellicola era qui interpretato come un archivio di dati non ottici, ma comunque utili per la creazione di mappe o diagrammi. Questi atti iconici - produzione di icone nei termini di Peirce - non corrispondenti ad atti visivi, ma pur sempre indicali per il loro legame esistenziale con i corpi celesti, possono anche rappresentare il modello semiotico delle immagini tecniche contemporanee, per le quali, di conseguenza, può essere ripristinata l'etichetta di post-fotografia.

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Pubblicato

2023-12-23

Come citare

Grespi, B. (2023). Archaelogy of the postphotographic image: Photogrammetry, photometry, and the post-optical regime (in nineteenth century astronomy). La Valle dell’Eden, (41-42), 119–141. https://doi.org/10.13135/1970-6391/10835