Immagini algoritmiche come prove visive
Il “metodo” Forensic Architecture
DOI:
https://doi.org/10.13135/1970-6391/10827Abstract
Sebbene se ne sia molto rumoreggiato, "il deserto del reale" non è (ancora?) qui. Dopo varie rivoluzioni tecnologiche, lo statuto epistemologico della prova visiva sembra, infatti, riformularsi su nuove basi: oggi, nonostante la potenziale onnipresenza della manipolazione, non soltanto il campo del giornalismo fa ancora ampio uso di immagini meccaniche di ogni tipo e fattura, ma il repertorio di ciò che è assimilabile ad una prova visiva sembra addirittura stare ampliandosi. Di fatto, il giornalismo immersivo in Realtà Virtuale, la CGI e le immagini AI-powered (come la machine vision) fanno sempre più spesso la loro comparsa come mezzi di informazione. Si delinea insomma un vasto panorama in cui le immagini lens-based si fondono sempre più con quelle computer-generated, creando configurazioni capaci di rimodellare i regimi della visualità insieme alla nostra economia dell'informazione. Quale legame esiste tra visibilità, fattualità e attestazione? Le immagini algoritmiche possono ancora definirsi ‘fatti per immagine’? Se sì, a quali condizioni? Il paper indagherà i rapporti tra algoritmi e prove visive, ponendo particolare attenzione alla mutevole economia della visualità postfotografica.