Introduzione
DOI:
https://doi.org/10.13135/2036-542X/7666Abstract
Che ne è dell’ermeneutica a cinquant’anni dalla pubblicazione di Wahrheit und Methode? Qualcuno dei colleghi che avevano con noi condiviso l’avventura della introduzione dell’ermeneutica gadameriana in Italia, e del suo divenire koiné, dialetto comune della filosofia non solo da noi ma in altre importanti zone della cultura occidentale (un momento significativo di questo processo fu la pubblicazione, nel 1979, di Philosophy and the Mirror of Nature di Rorty, tradotto in italiano nel 1986) — al punto che per alcuni anni “ermeneutica” è stato sinonimo di “filosofia continentale” —, ha giustificato il proprio passaggio ad altre prospettive filosofiche con la ragione che “nell’ermeneutica non c’è ormai più nulla da dire”. Almeno per qualche aspetto la giustificazione ha una sua verità. Più o meno — si licet parva — la stessa che muoveva Marx a scrivere la sua undicesima tesi su Feuerbach: l’idealismo hegeliano era in tutti i sensi “completo”, occorreva però rimetterlo con i piedi sulla terra.