Pensare la ri–creatività e i suoi limiti
Violenza creatrice, creatività ludica e miseria simbolica
DOI:
https://doi.org/10.13135/2036-542X/7618Parole chiave:
Deleuze, Stiegler, creativity, violence, symbolic miseryAbstract
Questo articolo indaga la trasformazione dell'atteggiamento creativo plasmato dal marketing e dalle tecnologie digitali, da un punto di vista filosofico. In primo luogo, descrivo la teoria di Deleuze sulla creazione artistica e concettuale, poi la considero un buon punto di partenza per verificare le relazioni e le differenze tra arte e pubblicità commerciale. Infine, critico la prospettiva di de Kerckhove. Perché si basa su una considerazione ottimistica dell'intelligenza collettiva e connettiva attraverso la quale costruisce la sua teoria della dimensione ri-creativa dell'estetica e della politica.
Gli argomenti centrali della mia critica sono il significato di resistenza, che de Kerckhove elimina dal suo vocabolario, e la nozione di miseria simbolica, elaborata da Bernard Stiegler. Con questa nozione, Stiegler denuncia la riduzione delle capacità cognitive e affettive prodotta dalla logica del consumo. In questo senso, se de Kerckhove ha ragione nell'affermare che la logica del consumo segna le trame della soggettività, non trae le dovute conseguenze da questa osservazione. Seguendo Stiegler e sviluppando la sua teoria, cerco di fornire che l'aumento delle attitudini creative è un problema etico-politico dell'età contemporanea, non un'evidenza legata al web e ai nuovi media.