A proposito del rapporto tra elettrificazione e soviet

Autori

  • Roberto Salizzoni

DOI:

https://doi.org/10.13135/2036-542X/7531

Abstract

In uno dei suoi ultimi libri, Ecce Comu. Come si ridiventa ciò che si era, Vattimo propone di riprendere e rilanciare del comunismo «l’aspetto ideale... quello che aspirava a una società libera dai rapporti di dominio e perciò dalle strutture proprietarie», ciò che sarebbe possibile soltanto «accompagnando l’ideale comunista con il rifiuto dell’economicismo, per giunta con pretese scientifiche, che l’ha affiancato nella sua formulazione marxista-sovietica. Secondo una ragionevole visione delle cose è solo quando il comunismo eredita... l’ideale del progresso associato allo sviluppo, oggi al PIL, che diventa comunismo to- talitario e disciplinare» (Vattimo 2007: 107-9). Sfrondato dell’economicismo il comunismo si presenterebbe nel suo assetto originario, quello di una combinazione di “elettrificazione e soviet” mosso soltanto da un ideale di emancipazione. Perché il rapporto tra elettrificazione e soviet, tra tecnica e gestione politica resti fondamentalmente libertario, è necessario che accanto al riconoscimento delle conoscenze oggettive, necessarie perché l’elettrificazione funzioni, ci sia anche quello del carattere soggettivo-discrezionale del soviet: «Il soviet, però, è sovrano, rispetta la “natura” solo nella misura in cui gli serve per costruire una società libera dal dominio» (ivi: 120). Visto che «Una volta conosciuta l’esperienza sovietica degli anni di Stalin e seguenti, nessuno può più in buona fede identificare il comunismo con questa sua immagine deformata» (ivi: 107), l’indicazione essenziale per il recupero del buon comunismo originario è «riassumibile brutalmente così: non si dà comunismo libertario, “sovietico”, senza nichilismo e rifiuto della metafisica» (ivi: 122).

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Pubblicato

2023-05-14