Ontologia dell’attualità

Filosofia e politica nel pensiero di Gianni Vattimo

Autori

  • Luca Savarino Università del Piemonte Orientale

DOI:

https://doi.org/10.13135/2036-542X/7526

Abstract

Sarà ancora possibile, dopo la morte di Dio, parlare di imperativi morali, di leggi non fondate sull’arbitrio, e di un orizzonte emancipativo della politica?». La crisi della metafisica ha avuto pesanti conseguenze sul pensiero della politica. Da sempre, la metafisica si è assunta il compito di reperire i principi sulla base dei quali l’agire poteva trarre i propri fini e la propria legittimazione: il pensiero post-metafisico è costretto, ora, a porre il rapporto tra teoria e prassi su basi differenti rispetto al passato e a pensare una politica priva di fondamento. La libertà si è rivelata un’arma a doppio taglio: svanita la possibilità di derivare la prassi dalla teoria cresce la libertà della politica, ma si mostra parimenti l’assenza di criteri di giudizio sulle cose del mondo. La teoria politica post-metafisica è sembrata andare incontro a due aporie, apparentemente antitetiche, in realtà entrambe figlie di due interpretazioni egualmente unilaterali del pensiero di Heidegger. Da un lato una posizione “anarchica”, nata da una deriva puramente prassistica della decostruzione della metafisica: “è finita la filosofia, si agisca”. Dall’altro la posizione di coloro che riducono l’agire al pensiero: mostrano che il pensiero autentico è azione, ma poi finiscono per identificare i due termini, come se il pensiero fosse “tutta” l’azione. La necessità di sfuggire a questa duplice impasse – la possibilità, in altre parole, di un pensiero aperto alla dimensione collettiva, cui faccia da contraltare un agire non cieco – è alla base della ritrovata centralità, nel panorama filosofico recente, di temi legati alla dimensione pubblica, all’etica e alla politica.

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Pubblicato

2023-05-14