Agency and Creativity in Musical Performance
Abstract
Creativity in music is often equated with authorship, understood in terms of the composer as the author of musical texts. This article explores an alternative understanding of creativity and of the composer’s role in it through an exploration of the concept of agency. Drawing on sources from aesthetics, phenomenology, and neuroscience, I suggest that agency, defined as the control of human action, is a creative force vital to musical performance, and is also a real element in performative experience. As such, there are many agents involved in any single performance, including audience, musical genre, style, and the pre-existent sources used in a performance. The last of these I term “composerly agency”, that is, the agency exerted by pre-existent material, including scores and recordings. In performance, the influence of composerly agency interacts with other agentic forces in many forms of creativity, including improvisation, spontaneous expression, and the generation of effects that depend on temporal particularity, such as surprise. To examine such interactions, I analyze three case studies drawn from a variety of repertoires: a powerful commentary on Michael Jackson’s song Human Nature by jazz pianist Vijay Iyer, a formulaic variation on Viennese clichés by Johann Schenk, and a mining of rhythmic expectations by Sviatoslav Richter in Beethoven’s piano sonata Op. 57. These analyses demonstrate that the relocation of compositional power to agency allows for a deeper understanding of the processes of performance and the roles and experiences of a performer. Agency emerges as a multifaceted tool that can enhance our understanding of musical creativity across different musical repertoires and practices.
Agentività e creatività nell’esecuzione musicale
La creatività in ambito musicale è sovente identificata con l’autorialità, intendendo con questa il compositore in qualità di autore di testi musicali. Il presente articolo investiga un’accezione diversa della creatività e del ruolo che in essa svolge il compositore, attraverso un’esplorazione del concetto di agentività (agency). Attingendo a fonti tratte dall’estetica, dalla fenomenologia e dalle neuroscienze, considero l’agentività, nel senso di controllo dell’azione umana, quale forza creativa vitale nell’esecuzione musicale e anche un elemento reale nell’esperienza performativa. In tal senso, vi sono molti agenti coinvolti in ogni singola esecuzione, tra cui il pubblico, il genere musicale, lo stile e le fonti preesistenti usate nella performance. Io definisco l’ultimo di questi agenti quale “agentività compositiva”, ossia l’agentività esercitata dal materiale preesistente, incluse le partiture e le registrazioni. Nella performance l’influenza dell’agentività compositiva interagisce con altre forze agentive in molte forme di creatività, tra cui l’improvvisazione, l’espressione spontanea e la generazione di effetti legati ad un particolare momento, come la sorpresa. Per esaminare tali interazioni, analizzo tre casi di studio tratti da repertori eterogenei: una significativa rilettura del brano Human Nature operata dal pianista jazz Vijay Iyer, una variazione stereotipata dei clichés viennesi realizzata da Johann Schenk, e la disattesa delle aspettative ritmiche operata da Sviatoslav Richter nell’esecuzione della sonata per pianoforte Op. 57 di Beethoven. Queste analisi dimostrano che attribuire potere compositivo all’agentività permette una comprensione più profonda dei processi interpretativi e dei ruoli e delle esperienze dell’interprete. L’agentività emerge quale strumento poliedrico in grado di rafforzare la nostra comprensione della creatività musicale nell’ambito di repertori e pratiche musicali differenti.
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