Maestro d’arte e di vita. Modelli e percorsi della riflessione teorica di Camillo Togni su Arnold Schönberg
Abstract
È noto come, per la sua intera esistenza, Togni abbia sempre ribadito la propria diretta ascendenza schoenberghiana e la centralità assunta dalla dodecafonia nel suo pensiero e nella prassi compositiva: ciò è quanto emerge negli scritti, lettere, interviste prodotti dal musicista bresciano negli anni, per la maggior parte reperibili nelle pubblicazioni scientifiche a lui dedicate. Il presente contributo intende illustrare le modalità e le tempistiche con cui Togni ha maturato la sua conoscenza di Schönberg e del metodo dodecafonico, ricostruendo la cronologia del suo percorso di apprendimento e i canali attraverso i quali ha recepito le nozioni determinanti per lo sviluppo delle proprie concezioni. La ricerca si è svolta presso l’Istituto per la Musica della Fondazione Cini di Venezia, presso il quale è custodito l’archivio personale del compositore. Al centro dello studio si è posta soprattutto la sua biblioteca, al cui interno è racchiuso un ampio corpus di glosse autografe finora ignorate dalla letteratura scientifica.
Il repertorio di testi teorici sulla dodecafonia denota un impegno costante, da parte del compositore, a mantenersi aggiornato sulla bibliografia disponibile nelle quattro principali lingue europee: rispetto al panorama editoriale del secondo dopoguerra, vi compaiono infatti quasi tutte le principali monografie allora reperibili sul mercato europeo. Sia in quanto a numero di titoli che come livello di approfondimento, le letture teoriche di Togni tendono a concentrarsi tra il 1947 e la fine degli anni ’50, per continuare con minore intensità nella decade successiva. Protagonisti indiscussi in tale processo formativo sono i libri di Leibowitz, dai quali il compositore ricava gli insegnamenti decisivi per l’elaborazione di strumenti metodologici ed ermeneutici. Il Manuale di tecnica dodecafonica di Eimert ha costituito un ulteriore punto di riferimento per la maturazione del pensiero di Togni, in particolare per l’assimilazione dei principi della composizione dodecafonica.
Per completare il quadro del percorso formativo del compositore, le informazioni ricavate dallo studio della sua biblioteca teorica sono integrate con quelle contenute in carteggi, scritti e documenti archivistici. Se ne ricava una cronologia più ampia e dettagliata, che contestualizza le letture rispetto agli altri canali attraverso i quali il compositore ha maturato la propria conoscenza della dodecafonia.
A Maestro in Art and in Life. Models for the Evolution of Camillo Togni’s Theoretical Reflexions on Arnold Schoenberg
It is widely known that, over his entire life, Togni continued to insist on his own direct line of descent from Schoenberg and on the central role that dodecaphony had taken on in his thought and compositional practice. This clearly appears in the writings, letters and interviews left by the musician from Brescia over the years, most of which have been reproduced in academic publications dedicated to him. This contribution is aimed at illustrating the ways in which Togni deepened his knowledge of Schoenberg and the dodecaphonic method and the moments at which this came about, reconstructing the chronology of his apprenticeship and the channels through which he acquired the notions that proved to be crucial in developing his own conceptions. The research was carried out at the Institute for Music of the Cini Foundation in Venice, where the composer’s personal archive is conserved, and focuses above all on his library, which contains an ample corpus of autograph annotations that until present have not surfaced within academic literature.
The repertory of theoretical texts dedicated to dodecaphony testifies to Togni’s constant commitment to remaining up to date as to the bibliography available in the four major European languages. With respect to the editorial panorama in the second post-war period, indeed, almost all the main monographs that could then be found on the European market appear. As can be seen from both the number of volumes and the amount of attention he gave to them, Togni’s theoretical readings tend to be concentrated between 1947 and the end of the ’50s, continuing somewhat abated over the following decade. The unquestioned protagonists of this educational process are the books by Leibowitz, from which the composer gleaned the elements that were to be decisive in his elaboration of methodological and hermeneutical instruments. Eimert’s Manuale di tecnica dodecafonica offered a further reference point in Togni’s path towards his mature thought, in particular for the assimilation of the principles of dodecaphonic composition.
To complete this outline of Togni’s educational path, the information gleaned from a study of his theoretical library is integrated with that contained in correspondences, writings and archival documents. The broader and more detailed chronology that emerges contextualises his readings with respect to the other channels through which the composer brought his knowledge of dodecaphony to maturity.
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