Sulle tracce delle guaritrici nel Cinquecento e primo Seicento attraverso la lente del teatro shakespeariano
Abstract
In un ormai famoso scritto del 1928, Una stanza tutta per sé, l’autrice inglese Virginia Woolf immagina che una sorella di Shakespeare avesse intrapreso la carriera teatrale: carriera però rimasta senza successo. Secondo la Woolf, ciò fu dovuto al fatto che all’epoca le donne erano escluse dai teatri. Nel Cinque e Seicento la situazione era simile in tutte le professioni, con qualche eccezione nel campo della storiografia e della medicina. Questo saggio indagherà sulla vicenda delle cosiddette ‘wise women’ o ‘herb women’, ma anche di altre donne che in Inghilterra avrebbero potuto iscriversi a Oxford o Cambridge per studiare medicina se il Royal College non si fosse opposto. Per la nostra analisi ci riferiremo in particolare a due testi shakespeariani, Amleto e Tutto è bene quel che finisce bene, in cui due figure femminili, Ofelia e Elena, sono interessanti per il nostro discorso: Ofelia dimostra una conoscenza delle erbe a livello curativo e simbolico, mentre Elena ha imparato la professione dal padre, un rinomato medico.