Forme di resistenza: biohacking, danza, follia, pianti e urina
DOI:
https://doi.org/10.13135/2389-6086/11552Parole chiave:
Danza contemporanea, danza e performanceAbstract
La danza può essere strumento di ribellione, di rivendicazione di uno stare? Come parla di identità e di resistenza? In questa scritto, si esplorano due casi studio che mettono in evidenza come la danza e la performance possano fungere da atti di emancipazione e auto-determinazione. Il primo caso è Stuporosa del coreografo e danzatore marchigiano Francesco Marilungo, vincitore ai Premi Ubu 2024 per miglior “Spettacolo di danza” e “Progetto sonoro”. Il lavoro si ispira agli studi antropologici di Ernesto De Martino, nel quale il rituale del ‘saper piangere’ costituisce il punto di partenza del lavoro. Il secondo caso è il lavoro Molecular Queering Agency del collettivo Perrrformat di Zurigo, dove, allo stesso modo di Marilungo, propone un dispositivo performativo di resistenza attraverso rituali di adorazione, danze e preghiere. Entrambi i lavori cercano di evidenziare come la performance e la danza possano diventare strumenti di emancipazione e di auto-determinazione dei singoli individui per superare al meglio i confini tra generi e specie e accettare il dolore causato dalle perdite. Nei due lavori i temi affrontati sono: allentare il peso della realtà, prendere le distanze da un mondo tossico e autoritario, cercare modi alternativi per curare la crisi e autodeterminarsi come individui.
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