La morfometria: strumento per la classificazione di strutture anatomiche nell’ambito dell’attribuzione di identità forense
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Abstract
Obiettivo
Nell’ambito dell’attribuzione di identità a fini forensi, ci si pone il problema di oggettivare i criteri che portano al riconoscimento di un soggetto, perché ritenuto colpevole di un reato o per scagionarlo. Rendere oggettivo il riconoscimento significa potersi avvalere di metodi e metodologie consolidate e provate che, con responsi analitici, siano in grado di superare il limite della prova testimoniale, potenzialmente soggetta a distorsioni percettive e a falsi ricordi.
Materiali e metodi
L’estrazione da immagini digitali di informazioni semantiche relative a forme, avviene tramite operazioni di segmentazione, binarizzazione, ma soprattutto di rappresentazione e descrizione, secondo tecniche e metodi matematico/geometrici e con l’ausilio di algoritmi appropriati che automatizzano l’estrazione, l’analisi e la comparazione delle informazioni.
Risultati
Partendo dalle metodiche classiche per la rappresentazione e descrizione di forme, è possibile determinare dei descrittori del volto robusti rispetto a trasformazioni di roto-scalo-traslazione; le stesse metodiche sono estendibili a tutti gli ambiti in cui si renda utile la comparazione di forme relative al corpo umano su cui siano individuabili punti di repere e descrittori significativi.
Conclusioni
Grazie all’uso di descrittori robusti del volto, è possibile potenziare la valutazione di compatibilità nell’attribuzione di identità di soggetti, valutazione che si avvale di elementi oggettivi e inconfutabili. Gli stessi criteri sono potenzialmente estendibili a diversi ambiti in cui sia utile un confronto biometrico delle immagini.Downloads
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