Voci, motivi, discorso in "Tutti i nostri ieri" di Natalia Ginzburg

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Abstract

L’articolo propone una lettura ravvicinata di Tutti i nostri ieri (1952) di Natalia Ginzburg, concentrandosi sulla costruzione dei personaggi e della voce narrante e sulla struttura discorsiva del testo. L’obiettivo è capire come Ginzburg trovi con Tutti i nostri ieri una sua personale via al romanzo, combinando in una narrazione storico-resistenziale l’estrema prossimità tra io narrante e cosa narrata e un senso del tragico quotidiano che la tiene lontana da ogni irrigidimento retorico-ideologico. Attraverso l’analisi di Anna, Ippolito e Cenzo Rena emerge un rapporto problematico con l’azione e la politica, letta come crisi dell’idea che i valori possano avere una realizzazione concreta nella realtà. Sul piano formale, questo si riflette nell’assenza del dialogo, inteso come strumento del confronto e della sintesi tra punti di vista. La scelta di riassorbire nel narratore esterno le voci dei personaggi crea un tessuto discorsivo coeso ma frammentario, corrispettivo di un sistema relazionale stretto ma caratterizzato da isolamento e incomunicabilità. Partendo dal particolare, rifuggendo la generalizzazione, ma ragionando, allo stesso tempo, per classi e tipi, Ginzburg costruisce un romanzo dove il trauma storico si declina in termini emotivi e il personaggio – più che la trama – diventa strumento privilegiato di riflessione morale.

https://doi.org/10.13135/3103-294X/12551
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