Abstract
Il saggio analizza l’opera di Anna Maria Ortese Il mare non bagna Napoli nella sua duplice veste di documento letterario e testimonianza visionaria, con particolare attenzione alla sua ripubblicazione del 1994. La scrittura di Ortese, sospesa tra reportage e invenzione, si pone in aperta frattura con la tradizione neorealista: l’insofferenza verso il reale, già presente nel primo romanzo dell’autrice, si acuisce, infatti, nell’incontro con la Napoli del dopoguerra. La visione ortesiana è alimentata da una tensione tra la sensibilità individuale e una realtà avvertita come aliena e irredimibile, fino a configurarsi come una vera e propria «visione dell’intollerabile».

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