Canto ritual y simbolismo en el último Cirlot
DOI:
https://doi.org/10.13135/1594-378X/43Abstract
En el contexto de renovación de la poesía española de finales de los sesenta, destaca la olvidada figura de Juan–Eduardo Cirlot. Su obra se define por el hermetismo. La desconfianza y crítica del lenguaje le conduce a escribir una poesía de naturaleza enigmática. Su mérito reside en haber recuperado de la tradición cabalística (Llull, Abulafia), la combinatoria, el simbolismo alfabético, numérico y geométrico y la técnica musical dodecafónica como medios para expresar lo inefable.
Los textos de Variaciones son cantos rituales, en los que el enunciador asume el papel de chamán, que, en trance, conjura la presencia de Inger, Helma y Bronwyn con la magia de sus nombres.
En este artículo se recupera buena parte del texto ya publicado en Artifara 8 (2008) para ampliarlo en un detallado análisis de los textos de Cirlot.##submission.downloads##
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