Dalle parole ai fatti. Il futuro scritto dell’oratoria forense
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/7269Abstract
La retorica greca e quella romana già distinguevano tra l’utilizzo di veri e propri supporti visivi e l’uso della parola in funzione immaginativa e suggestiva, e ci hanno dimostrato come la comunicazione verbale possa riuscire ad eguagliare il potere persuasivo delle immagini attraverso l’evidentia. Oggi, come allora, per una comunicazione efficace, anche in ambito giudiziario, occorre che ci sia un oratore abile a immaginare e un interlocutore disposto a seguirlo. Ma, oggi, la scarsa conoscenza della scienza retorica e le caratteristiche del sistema giudiziario (almeno quello italiano) e dei suoi protagonisti non consentono di ragionare in termini di miglioramento della performance del discorso orale, seppur guidata dalla retorica. Nella maggior parte dei procedimenti civili e penali è opportuno l’abbandono dell’oralità, con sempre maggiore ricorso ad una oratoria scritta guidata – tramite una rinnovata formazione di tutti gli operatori – dalla conoscenza della retorica classica, opportunamente adeguata ai tempi, ai rinnovati interlocutori, e al mezzo (lo scritto) utilizzato.
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