Due cause in materia commerciale a confronto: il caso di Tiziano Primo (Paul. 1 decr. d. 14, 5, 8) e la Pro Quinctio di Cicerone
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/7265Abstract
Le fonti antiche ci tramandano un complesso di interessanti notizie su due processi aventi ad oggetto contenziosi di natura commerciale, svoltisi a oltre tre secoli di distanza. Il primo è riportato dal giurista Giulio Paolo agli inizi del III secolo d.C. e riguarda un problema di responsabilità contrattuale dovuto al mancato pagamento da parte di un institore del prezzo di una partita d’orzo. Della relativa vicenda processuale siamo informati in modo completo: conosciamo le sue fasi (giudizio di primo grado e d’appello), le argomentazioni allegate dalle parti a sostegno delle proprie ragioni e le sentenze che la concludono, mentre non è dato spazio alla retorica giudiziaria, sacrificata alla trattazione delle questioni giuridiche discusse e risolte. Al secondo processo si riferisce l’orazione Pro Quinctio, pronunciata da un giovane Cicerone nel 81 a.C., a difesa del convenuto in un giudizio vertente su debiti insorti fra soci. Diversamente dal precedente, in questo caso possiamo apprezzare in pieno le abilità retoriche sfoggiate dall’Arpinate di fronte al giudice, ma non ci è noto l’esito processuale. Il confronto fra le due cause, pur nelle differenze appena evidenziate, ci consente di formulare alcune riflessioni minime sul ruolo dell’oratoria giudiziaria anche nei procedimenti su questioni di natura commerciale, che apparentemente sembrerebbero non averne bisogno.
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