Esuli e dissidenti: Cicerone come modello del principe A.M. Kurbskij
DOI:
https://doi.org/10.13135/2532-5353/4672Abstract
Nell’aprile del 1564 il principe Andrej Michajlovič Kurbskij, uno dei generali impegnati nella prima guerra del nord (1558-1583), fuggì in Lituania e
si mise al servizio del re Sigismondo II. Da qui nacque immediatamente una corrispondenza polemica fra lui e Ivan il Terribile, nella quale il disertore cercava di difendere il proprio operato, affermando di essere una vittima inesilio e non un traditore della patria. All’interno dello scambio reciproco di accuse e insulti una parte importante spetta senza dubbio a materiale testuale ciceroniano. Kurbskij inserì nella sua terza e ultima lettera allo zar la traduzione slava dei Paradoxa Stoicorum II e IV. In questo modo egli intendeva affermare la propria superiorità culturale rispetto al proprio avversario meno istruito e, al contempo, far vedere che stava subendo lo stesso destino del suo modello letterario e filosofico-retorico. Il presente articolo esamina alcuni aspetti storici e culturali della ricezione di Cicerone nel XVI secolo, con particolare riferimento ai Paradoxa Stoicorum, oggi meno noti, e all’influsso decisivo da lui esercitato sull’epistolografia rinascimentale.
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