A Patchwork of Passages
On the Nature of Imitation in Galileo’s Alphabet and Painting Metaphors
Abstract
Nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Galileo afferma di avere un libro più autorevole di quelli di Aristotele, capace di rappresentare una teoria unificata della natura; lo chiama l’alfabeto. La metafora dell’alfabeto di Galileo è adattata dal De rerum natura di Lucrezio e indica la svolta di Galileo verso i costituenti primari del mondo materiale, prima dello studio dei testi; egli paragona inoltre lo scienziato a un pittore capace di imitare i più piccoli dettagli del mondo fisico. Entrambe queste immagini sottolineano la natura estetica dell’opera dello scienziato. Questo articolo sostiene che Galileo risponde a una serie di opere estetiche sull’imitazione poetica, mentre entrambe le metafore collegano l’attività dello scienziato con quella dell’artista, dove lo scoprire e il rendere tangibile l’ordine sottostante della materia è fondamentalmente un’attività creativa, e dove lo scienziato non solo rivela, ma inventa la bellezza profonda della natura.
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