La sospensione della incredulità. La narrazione cinematografica come strumento clinico e didattico
Abstract
L’essere umano è in grado di godere di uno spettacolo, ma anche di un testo o di una poesia perché può coglierlo come rappresentazione. Ciò significa che, al suo interno, deve avvenire una sorta di sospensione che, nel 1817, venne definita: “volontaria sospensione della incredulità”. Nella narrazione cinematografica la sospensione è particolarmente intensa al punto che l’utente viene completamente assorbito in una sorta di sospensione temporale dalla quale si riprende, successivamente, poco a poco. Il lavoro all’interno di una Comunità Terapeutica attiva relazioni peculiari nello staff che è più raro osservare in altre strutture. Nell’esperienza qui riportata, lo staff, una sera al mese individua un percorso di studio che riguarda film relativi al tema generale di “Cinema e psicosi”. In questi anni si è preso in visione un centinaio di pellicole che hanno riguardato, anno dopo anno, i seguenti temi: l’induzione della follia, la patologia borderline nel cinema, l’incesto, la famiglia patologica, il breakdown evolutivo, trauma e dissociazione, la paranoia e le sue rappresentazioni, la schizofrenia (forma residuale e catatonica), la schizofrenia (forma disorganizzata e paranoide), il suicidio nel cinema.