Sulla rivista
Manifesto
Spaziofilosofico è uno spazio delle idee, uno spazio pubblico, al servizio dell’intelligenza delle cose nell’ora della conoscibilità.
Uno spazio delle idee, innanzitutto: è il loro spazio, noi che vi trascorriamo del tempo e vi spendiamo della fatica di pensiero siamo loro ospiti e come tali ci comportiamo, educatamente.
Uno spazio pubblico: là dove si tematizzano e sviluppano questioni si genera spazio pubblico, perché un tema è tale in quanto è offerto a un’interrogazione potenzialmente universale, in grado di far emergere l’intelligenza delle cose. Lo sviluppo dell’idea di una cosa sfugge al rischio dell’arbitrarietà in quanto permette che giunga all’espressione l’essenza della cosa, la cosa stessa: non si tratta dunque di un’estrinseca attribuzione di significato a un inerte oggetto di indagine, quanto piuttosto di un consentire, di un assecondare la cosa.
Nell’ora della conoscibilità. Questa espressione di Walter Benjamin (Jetzt der Erkennbarkeit) si riferisce alla necessità della presenza di spirito (Geistesgegenwart), attraverso cui ri/conosciamo o decifriamo ciò di cui ne va nel nostro presente, affinché – per quanto possibile – gli eventi decisivi della vita e della storia non ci passino incompresi sopra la testa, mentre siamo distratti e voltati altrove. Gli articoli pubblicati reagiscono – per così dire in tempo reale – agli “eventi ospiti”, alle irruzioni e alle interruzioni della realtà, che impongono un’assunzione di responsabilità e un contributo di pensiero. Assestano i loro colpi di pensiero con la mano sinistra, quella capace – nonostante o proprio a causa della sua impreparazione, che obbliga a improvvisare – di portare i colpi decisivi, secondo ancora un’indicazione di Walter Benjamin. Se il pensiero predilige i tempi lunghissimi della meditazione, infatti, esso resta tuttavia fratello dell’urgenza, chiamato a non dimenticare tale fraternità.
Spaziofilosofico ha selezionato quattro versanti della cosa stessa, quello teorico, quello politico, quello delle pratiche, quello della storia delle idee. In ognuno di questi versanti si declina in ogni numero un tema, un concetto sotto choc, che vuol essere ri-pensato. Il nesso strettissimo di teoria e pratica risponde all’idea che il più speculativo è il più concreto, e che è tempo che la filosofia – senza nulla perdere della propria purezza – torni a declinarsi come impegno civile.
Spaziofilosofico intende le “Pratiche” come luogo che ospita chi – semel in vita o più di frequente – pratica la fatica del concetto, chi individua categorie che richiedono nuova attenzione, le trasforma in temi, riapre i loro confini consueti tentandone nuove declinazioni, indipendentemente dalla cultura di appartenenza: umanistica o scientifica, filosofica o non filosofica; intende le “Politiche” come luogo di irruzione diretta della realtà sulla scena del pensiero filosofico, di dibattito sul futuro possibile, di proposte di riforma e di cambiamento; intende la “Teoria” come messa a punto di genomi teoretici, capaci di illuminare la realtà e di fornirne una interpretazione complessiva proprio a misura del rigore e della precisione con cui vengono individuati; intende gli “Studi” come contributi per una rivisitazione della tradizione, che ne mostrino la vitalità e applicabilità, in un dialogo serrato con la letteratura critica più recente.
La rivista offre contributi inediti e di volume ridotto, da leggere stampati ma anche direttamente sullo schermo, pensieri compiuti e articolati, densi e con pochissime note, solo se indispensabili.
Spaziofilosofico ospita articoli in lingua italiana e nelle principali lingue europee. Intende così dare il suo piccolo contributo alla costruzione di uno spazio comune europeo, in cui tutti i parlanti si sentano a casa e in cui il ruolo centrale riconosciuto alla lingua inglese non implichi la saturazione di altri spazi linguistici.
Non si colloca in un’area di evidente ascrivibilità accademica: nel suo spazio, c’è spazio.