Lavoro agile e rischio psicosociale: indagine sulla percezione dei lavoratori su vantaggi e svantaggi dello smart-working correlati allo stress da lavoro ed individuazione di misure correttive.

Autori

  • Gaia Crepaldi Tecnico della prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro

DOI:

https://doi.org/10.13135/2532-392X/6561

Abstract

L’emergenza sanitaria del 2020 ha costretto a casa la quasi totalità della popolazione italiana
introducendo il lavoro da remoto come misura di contenimento della diffusione di contagi,
diversa dallo smart working, una modalità di lavoro disciplinata dalla Legge del 22 maggio
2017 n.81 in forte incremento. Scopo del lavoro è valutare quali possano essere le
possibili complicazioni di carattere psicosociale derivanti dal passaggio obbligatorio e repentino
a questa nuova modalità di lavoro. Con l’ausilio della Direzione delle Professioni Sanitarie e
del gruppo di ricerca dell’Associazione Italiana di Psicologia, è stata svolta un’indagine, the
SAPH@W (Safety at Work1) che ha coinvolto
i dipendenti dell’ASL (circa 3000 di cui 137 in lavoro agile) ai quali è stato inviato per e-mail
un questionario (“Lavorare e sentirsi sicuri al lavoro durante e dopo la fase 2”); una parte
del questionario, rivolta solo ai lavoratori agili, stima i riscontri positivi o negativi dello
smart working attraverso items focalizzate sul potenziale riscontro di vantaggi e svantaggi.
Al questionario hanno risposto circa 400 soggetti di cui 68 in lavoro agile. Dall’analisi dei
questionari, è risultato che la percezione dei lavoratori era prevalentemente ottimistica e
indirizzata verso l’adozione, anche futura, di questa modalità di lavoro.

Facevano eccezione limitate situazioni considerate critiche dai lavoratori, come la
mancanza del rapporto diretto con i colleghi di lavoro e quindi il senso di isolamento dal
contesto aziendale.
Tra i fattori limitanti dello studio bisogna considerare che il cosiddetto “smart working”
praticato durante la pandemia non coincide con la modalità disciplinata dalla legge, ma
risulta piuttosto un ibrido tra Telelavoro e “home working”.
Dall’analisi non sono emerse situazioni preoccupanti, ma appare opportuno
non sottostimare il rischio psico-sociale. Promuovere l’adozione del co-working
potrebbe essere la soluzione per fronteggiare a percezione di isolamento dal contesto
lavorativo. Di uguale importanza risulta un’integrazione nelle linee guida di valutazione
del rischio stress lavoro correlato con fattori strettamente legati al contesto di lavoro in
modalità smart working.

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Pubblicato

2022-02-14

Fascicolo

Sezione

Pratiche