Vaccinazione umana, vaccinazione animale e retrovaccinazione antivaiolosa nel Regno di Napoli (XIX secolo)

Autori

  • Renato Jungano Società Italiana di Storia della Medicina
  • Gloria Castagnolo Scuola di Medicina Federico II Napoli

DOI:

https://doi.org/10.13135/2724-4954/11075

Parole chiave:

vaccinazione antivaiolosa, vaccinazione animale, retrovaccinazione, sifilide vaccinale

Abstract

Nel Regno di Napoli, all’inizio del XIX secolo ebbe inizio la campagna di vaccinazione anti-vaiolosa, in seguito alla analoga campagna svolta nei confronti della Marina inglese. Si fece uso dello stesso metodo di immunizzazione attiva, vale a dire con il vaccino proveniente dal ceppo virale bovino, attivo come agente immunizzante, ma non patogeno per l’uomo, con la inoculazione diretta tra un individuo e un altro. La realizzazione su larga scala della vaccinazione “braccio a braccio” comportava delle difficoltà legate sia all’approvvigionamento dell’agente immunizzante sia alle modalità di inoculazione del vaccino stesso, oltre alla opposizione popolare che unita a quella di varie istituzioni, rese la campagna realmente efficace solo dopo moltissimo tempo. La peggiore, e talvolta funesta, conseguenza era rappresentata dalla trasmissione, con questo sistema, della sifilide e di altre malattie. In questo panorama, alcuni medici incaricati dalla Amministrazione regia, tra i quali Galbiati e Troja, misero a punto a Napoli un ingegnoso “protocollo” di vaccinazione attraverso una sostanziale modifica inerente alla conservazione del “pus vaccinico”, utilizzando la razza bovina come ospite intermedio e serbatoio del materiale vaccinico. Tale modifica consentiva la possibilità di espandere la produzione del vaccino, migliorare in maniera drastica la conservazione dell’efficacia del vaccino, diminuita a causa del trasferimento tra esseri umani e del difficoltoso trasporto, soprattutto non facendo ricorso alla specie umana come “serbatoio” del materiale vaccinico ma utilizzando come ospite intermedio i bovini, che non potevano trasmettere la sifilide, evitando la conseguente diffusione di malattie infettive, spesso anche letali.

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Pubblicato

2024-09-12

Fascicolo

Sezione

Saggi e studi