Purgatorio, il culto dei defunti abbandonati e i rituali funebri nella cultura popolare di Napoli

Autori

  • Marcello Guarino Dipartimento di Anatomia Patologica, Ospedale di Vimercate

DOI:

https://doi.org/10.13135/2724-4954/10017

Parole chiave:

Purgatorio, culto dei morti, culto delle anime del Purgatorio, doppia sepoltura, terresante, scolatoi, edicole votive

Abstract

Il culto delle anime del Purgatorio ha avuto una straordinaria diffusione a Napoli fin dall’inizio del XVII secolo. Nella città partenopea il culto assunse caratteristiche uniche per il particolare interesse rivolto alle anime abbandonate, e perché si intrecciò con la pratica di venerare teschi anonimi presenti negli ossari e negli ipogei delle chiese, le terresante. In queste cripte sotterranee si eseguiva una pratica funeraria nota come scolatura dei morti, una procedura finalizzata alla essiccazione/scheletrizzazione dei cadaveri. I crani accumulati in questi luoghi durante i secoli, o venuti alla luce nel corso di scavi urbani per opere di restauro, nel tardo XIX secolo divennero oggetto di un culto in cui erano considerati rappresentanti di anime abbandonate nell’aldilà. Questa versione del culto delle anime del Purgatorio fu ufficialmente bandita dalla Chiesa nel 1969 ma, ciononostante, la devozione continuò. L’eccezionale diffusione del culto del Purgatorio e dei morti abbandonati è attestata dalle numerose edicole votive presenti nelle vie del centro storico della città comprendenti nicchie popolate da statuine raffiguranti le anime sofferenti con la metà inferiore del corpo caratteristicamente avvolta nelle fiamme. Tra esse è costante la presenza di una miniatura di un teschio, rappresentazione visibile delle anime abbandonate del Purgatorio, a indicare la centralità e il simbolismo di questo elemento.

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Pubblicato

2024-03-13

Fascicolo

Sezione

Paleopatologia