L’orso affamato: i deficit della logistica militare russa
Abstract
I numeri dell’apparato militare russo, se osservati in maniera superficiale e senza ulteriore approfondimento, trasmettono un’impressione di grande forza: quinto paese al mondo per dimensione della componente attiva delle forze armate, con un numero di soldati stimato di circa un milione; quarto per spesa militare, con una quota del PIL dedicata oscillante tra il 3,7 e il 5,5% per anno nell’ultimo decennio; secondo per export militare (anche se ormai in decrescita da molti anni); e primo per dimensione dell’arsenale nucleare, con più di 6.000 testate disponibili. Lo stesso governo russo si è impegnato ufficialmente nel rafforzare l’impressione di potenza derivante da questi numeri con diverse campagne d’informazione. Tuttavia, già prima dell’aggressione contro l’Ucraina e della dimostrazione delle effettive capacità militari sul campo, alcune perplessità sulla sua reale potenza sono state sollevate da qualificati analisti. In particolare, nel 2020 uno studio del centro di ricerca più rinomato per gli studi sulla spesa militare, lo Stockholm International Peace Institute (SIPRI), osservava che un’ampia spesa militare non corrisponde necessariamente a un’alta efficacia dello strumento, che la Russia in particolare aveva dedicato più attenzione alla dimensione quantitativa delle proprie forze armate che non a quella qualitativa, e che l’ammodernamento generale delle sue forze era piuttosto disomogeneo.
Articolo completo disponibile sul sito di T.wai.
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