La campagna d’inverno 2022: la finestra d’opportunità e il tragico errore di calcolo della Russia
Abstract
Il 24 febbraio rappresenta per l’Europa quello che l’11 settembre ha rappresentato per gli Stati Uniti, ovvero il risveglio da quel lunghissimo sonno iniziato nel 1989 durante il quale molti avevano sognato che l’armonia degli interessi tra gli stati potesse trasformarsi in realtà irreversibile.
Tale convinzione ha indotto un’ampia fetta dell’opinione pubblica europea a far propri almeno quattro assunti sul tema della guerra. Anzitutto, che essa fosse un fenomeno in via di esaurimento. In secondo luogo, che, anche laddove si fosse verificata, avrebbe assunto una natura intra-statale. Non solo, essendo la guerra civile un fenomeno sostanzialmente “incivile”, essa avrebbe preso forma solo nelle periferie del mondo e, quindi, lontano dal nostro continente. E, di conseguenza, il quarto assunto è che investire il denaro dei contribuenti europei in difesa e sicurezza fosse – in buona sostanza – uno sperpero invocato solo da quanti erano caduti vittima della “trappola” del Novecento.
Articolo completo sul sito di T.wai.
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