La politica dei ribelli dopo il colpo di stato: le organizzazioni etniche armate del Myanmar e le loro basi sociali

Autori

  • David Brenner

Abstract

A febbraio 2021 i generali del Myanmar hanno messo fine al loro esperimento di democrazia elettorale e hanno organizzato un colpo di stato contro il governo civile che era stato rieletto solo qualche mese prima. Da allora, la violenza ha inghiottito un paese che era già il teatro della più lunga guerra civile in corso tra movimenti ribelli etnonazionali – noti come organizzazioni etniche armate (in inglese, Ethnic Armed Organizations, EAO) – e l’esercito di uno stato etnocratico, il Tatmadaw. Confinato nelle remote periferie del paese, questo conflitto è stato spesso trattato come una faccenda di secondo ordine da osservatori e politici. Sulla scia del colpo di stato, però, le EAO sono tornate al centro della politica del Myanmar.

Alcuni osservatori hanno persino affermato che le EAO sarebbero i veri registi, o kingmaker, della crisi in corso dato che sia i militari che il movimento di resistenza civile – rappresentato dal National Unity Government (NUG) – si contendono il loro sostegno. Tuttavia, il posizionamento delle EAO è tutt’altro che chiaro. Alcune sostengono la resistenza popolare al regime militare e si sono alleate con il NUG: la Karen National Union (KNU) e la Kachin Independence Organization (KIO), in particolare, hanno intensificato il loro impegno militare contro il Tatmadaw, entrambe danno rifugio ai rivoluzionari del centro del paese e offrono addestramento alla guerriglia ai giovani attivisti che fuggono dalle città. Altre EAO, come l’Arakan Army (AA), sembrano aver optato per mantenere un’ambiguità strategica nei confronti degli sviluppi recenti. Altre ancora, come la United Wa State Army (UWSA) hanno confermato i loro pragmatici rapporti di cessate il fuoco con il Tatmadaw.

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 L'articolo completo è disponibile sul sito del Torino World Affairs Institute (T.wai).

Pubblicato

2021-11-03