Peacebuilding e combattenti donne: ripensare il coinvolgimento femminile nel conflitto
Abstract
Il ventesimo anniversario della Risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza, adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2000, ha rinnovato il dibattito e la riflessione di governi, politici, professionisti e accademici sul ruolo delle donne nei conflitti, nella prevenzione degli stessi e nelle loro conseguenze. Ciononostante, i progressi fatti sull’inclusione delle donne nei processi di pace – come in Afghanistan – e di ricostruzione post-conflitto sono stati e sono tuttora lenti e insufficienti: nel migliore dei casi il cambiamento, più fondamentale, in termini di relazioni di genere nelle società post-conflitto (anche durante la pandemia) è stato solo incrementale; nel peggiore dei casi è in regresso. Allo stesso tempo, alcuni sforzi di ricostruzione post-conflitto – come i programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione (Disarmament, Demobilisation and Reintegration – DDR) o i processi di restituzione delle terre – rafforzano le diseguaglianze esistenti o addirittura ne creano di nuove.
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L'articolo completo è disponibile sul sito del Torino World Affairs Institute (T.wai).
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