Un simbolo persiano sui tetroboli di Alessandro I?
Considerazioni di tipologia monetale
DOI:
https://doi.org/10.13135/2039-4985/5855Resumen
Questo saggio ha l’obiettivo di riconsiderare alcune teorie proposte sull’impatto economico della presenza persiana in Macedonia tra la fine del VI e il primo ventennio del V sec. a.C. Dopo una breve introduzione sulle difficoltà cronologiche e tipologiche offerte dalla documentazione numismatica dell’Egeo settentrionale e, in particolare, dalla c.d. monetazione ‘traco-macedone’ – all’interno della quale rientrano probabilmente le primissime emissioni del regno temenide di Macedonia –, la discussione passa all’analisi di un recente contributo di Johannes Heinrichs e Sabine Müller. Vengono ripercorse nel dettaglio le interpretazioni che gli autori danno di quattro tetroboli con cavaliere al dritto attribuiti ad Alessandro I di Macedonia: identificando l’oggetto nella mano destra del cavaliere come un acinace persiano, gli autori ritengono che questi tetroboli siano da ricondurre a una produzione occasionale legata alle necessità economiche della spedizione di Serse in Grecia nel 480/479 a.C., nella cui organizzazione Alessandro, in quanto fido collaboratore dei Persiani, avrebbe avuto un ruolo di primo piano. La seconda parte del saggio è dedicata alla revisione di questa interpretazione. Dopo una puntualizzazione delle problematiche cronologiche, ci si concentra sull’analisi iconografica del tipo del cavaliere riprodotto sui quattro tetroboli, concludendo che non è possibile riconoscervi non solo la rappresentazione di un acinace persiano, ma persino la presenza di qualsivoglia oggetto: sulla base di confronti con altre monete macedoni, s’intende infatti mostrare come il cavaliere impegni la mano destra nel tenere le briglie e come sotto il suo fianco non sia presente una spada corta (Kurzschwert), bensì l’abbozzo della piega dell’abito (Gewandfalte), che è una costante iconografica di tutta la monetazione macedone.
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