Broken stelae, fallen stones. Neglect, deterioration, and disruption of the epigraphic landscape
DOI:
https://doi.org/10.13135/2039-4985/7852Abstract
Nel corso dei secoli, le antiche città greche hanno prodotto numerosi testi su pietra e metallo,
e da nessuna parte tanto quanto nell’antica Atene. Tuttavia, quando un’iscrizione
diventava obsoleta, si poneva il problema del suo riutilizzo. Le dediche agli déi in pietra e
bronzo, essendo oggetti sacri, presentavano difficoltà in termini di smaltimento. Il risultato
era un paesaggio di stele rotte e iscrizioni danneggiate accanto a nuovi testi. Le norme
contro il danneggiamento delle iscrizioni nei periodi arcaico e classico spiegano in parte
questa situazione. Tuttavia, due documenti epigrafici specifici fanno luce su questa coesistenza:
un inventario dell’Acropoli ateniese e un’iscrizione di Larisa. Analizzando questi
testi, l’articolo esplora le loro implicazioni metodologiche per la ricostruzione del paesaggio
iscritto. Confrontando le situazioni che hanno portato alla loro pubblicazione, l’articolo
esamina se l’interesse per la documentazione dei luoghi sacri sia stata l’unica motivazione
e se siano seguite iniziative di restauro. La riflessione presentata può migliorare la nostra
comprensione dello sviluppo del paesaggio epigrafico in generale e quello ateniese in particolare.
L’assenza di attenzione per le iscrizioni più antiche viene infatti qui presentato
come un fattore significativo nella formazione del paesaggio epigrafico, mettendo in discussione
l’opinione prevalente secondo la quale esso sarebbe stato unicamente il risultato
di decisioni deliberate dalla polis.
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