Un simbolo persiano sui tetroboli di Alessandro I?
Considerazioni di tipologia monetale
Abstract
Questo saggio ha l’obiettivo di riconsiderare alcune teorie proposte sull’impatto economico della presenza persiana in Macedonia tra la fine del VI e il primo ventennio del V sec. a.C. Dopo una breve introduzione sulle difficoltà cronologiche e tipologiche offerte dalla documentazione numismatica dell’Egeo settentrionale e, in particolare, dalla c.d. monetazione ‘traco-macedone’ – all’interno della quale rientrano probabilmente le primissime emissioni del regno temenide di Macedonia –, la discussione passa all’analisi di un recente contributo di Johannes Heinrichs e Sabine Müller. Vengono ripercorse nel dettaglio le interpretazioni che gli autori danno di quattro tetroboli con cavaliere al dritto attribuiti ad Alessandro I di Macedonia: identificando l’oggetto nella mano destra del cavaliere come un acinace persiano, gli autori ritengono che questi tetroboli siano da ricondurre a una produzione occasionale legata alle necessità economiche della spedizione di Serse in Grecia nel 480/479 a.C., nella cui organizzazione Alessandro, in quanto fido collaboratore dei Persiani, avrebbe avuto un ruolo di primo piano. La seconda parte del saggio è dedicata alla revisione di questa interpretazione. Dopo una puntualizzazione delle problematiche cronologiche, ci si concentra sull’analisi iconografica del tipo del cavaliere riprodotto sui quattro tetroboli, concludendo che non è possibile riconoscervi non solo la rappresentazione di un acinace persiano, ma persino la presenza di qualsivoglia oggetto: sulla base di confronti con altre monete macedoni, s’intende infatti mostrare come il cavaliere impegni la mano destra nel tenere le briglie e come sotto il suo fianco non sia presente una spada corta (Kurzschwert), bensì l’abbozzo della piega dell’abito (Gewandfalte), che è una costante iconografica di tutta la monetazione macedone.
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